Supersport 300: Intervista a Scott Deroue, pilota dei tre mondi

Scott Deroue
Scott Deroue. Credit: Palmen in Motorradsport.

Arrivare a 23 anni con alle spalle tre stagioni nella Red Bull MotoGP Rookies Cup (monomarca KTM che affianca il Motomondiale in alcune tappe europee), una nel Mondiale Moto3, due nel campionato nazionale più seguito al mondo (BSB) e tre, compresa quella in corso, nel “circus” WorldSBK non è proprio da tutti. Ebbene, questo è il caso di Scott Deroue.

Nato il 23 dicembre 1995 a Nijkerkerveen, Deroue corre nel Mondiale Supersport 300 dal 2017 e lo scorso anno si è giocato il titolo fino alla fine con Mika Pérez e la campionessa Ana Carrasco. Il giovane olandese corre col team Kawasaki Motoport (attuale nome del team MTM Racing) insieme ai connazionali Robert Schotman, Jeffrey Buis e Dion Otten.

Palmen in Motorradsport ha chiesto a Scott Deroue di raccontare le sue esperienze nel paddock MotoGP, nel BSB e, appunto, nel Mondiale Supersport 300. Ecco le sue parole.

 

L’intervista

 

Innanzitutto, puoi parlare di com’è andata finora la stagione 2019?

Finora è andata molto bene. Purtroppo non abbiamo corso a Imola per la pioggia (la gara sarà recuperata nel prossimo round a Jerez de la Frontera, ndr), ma siamo andati sul podio sia ad Aragon che ad Assen (rispettivamente terzo e secondo, ndr) e ora siamo secondi in campionato dietro a Manuel González. Nelle prove libere e in Superpole facciamo fatica, ma in gara ci riportiamo sempre nelle prime posizioni e questa è la cosa più importante, dato che la gara è dove si ottengono i punti. Sono contento di come stiamo andando e la moto migliora costantemente.

Scott Deroue
Scott Deroue at Imola.

 

Questo è il tuo terzo anno nel Mondiale Supersport 300. Cosa ne pensi dell’attuale situazione del campionato?

La stagione passata è stata un po’ “drammatica”, viste le continue modifiche al regolamento e la mancanza di equilibrio tra le moto, ma quest’anno è stato fatto un ottimo lavoro. I tempi sono molto vicini e le gare sono veramente spettacolari, quindi non posso lamentarmi.

 

Ora facciamo un passo indietro nel tempo e parliamo della tua esperienza nella Red Bull MotoGP Rookies Cup, dove hai corso dal 2011 al 2013.

Nel 2010 correvo nell’IDM, in Germania, e alla fine di quell’anno sono stato invitato alle selezioni per la Red Bull MotoGP Rookies Cup. Si tratta di un campionato economicamente abbordabile (i piloti pagano solo le trasferte, ndr) e dato che non vengo da una famiglia ricca, ho pensato: “OK, questa è la mia chance per correre a livello internazionale e continuare la mia carriera. Se non va, è finita”. Ho dato tutto me stesso e fortunatamente sono stato selezionato. All’inizio il primo anno è stato difficile, ma gara dopo gara sono migliorato costantemente e nell’ultima parte di stagione ho ottenuto due podi. Nel 2012, invece, ho vinto diverse gare e sono salito molte volte sul podio e sono arrivato secondo in campionato dietro a Florian Alt (attuale protagonista del Mondiale Endurance, ndr).

Scott Deroue
Scott Deroue terzo al Sachsenring nel 2011, dietro a Philipp Oettl e Brad Binder. Credit: Gepa Pictures.

L’anno successivo ho corso nuovamente lì e ammetto che sentivo una certa pressione, visti i risultati dell’anno precedente. Nel 2013, nella Red Bull Rookies Cup, si è passati dai motori 125cc 2 tempi a quelli 250cc 4 tempi e purtroppo ho fatto fatica a digerire questo cambiamento. Ciononostante, ho lottato per il terzo posto in campionato, finché una caduta nel round conclusivo non mi ha relegato al settimo posto. 

 

Nel 2014, invece, sei approdato al Mondiale Moto3. 

Sì. Era il 6 gennaio di quell’anno, credo, quando il team RW Racing GP mi ha chiamato per correre nel Mondiale. La stagione non è andata come speravo, dato che non sono mai andato a punti, ma è stata comunque una bella esperienza e poter correre coi migliori piloti del mondo è sempre meraviglioso. Ci sono state diverse gare in cui ho lottato per la zona punti, ma alla fine arrivavo tra la sedicesima e la diciottesima posizione. Nelle prime gare siamo andati bene, ma nell’ultima parte di campionato abbiamo fatto fatica. Anche se non ho raggiunto i miei obiettivi, mi sono divertito molto e l’esperienza accumulata allora mi è utile anche adesso.

 

Tra l’altro, in quell’anno sei stato protagonista di un episodio abbastanza curioso al Sachsenring. Puoi parlarne?

Eravamo al secondo giro e in quel momento stavo lottando con Bryan Schouten e Luca Gruenwald. Alla prima curva ho frenato un po’ troppo tardi e dato che in quella curva c’è un leggero dislivello, ho perso il controllo della moto e ho tamponato Gruenwald. Gruenwald è andato dritto e io sono caduto. La mia moto è andata poi a colpire Bryan Schouten, che era andato largo per un errore simile al mio, e alla fine è caduto anche lui.

Scott Deroue
Rissa tra Bryan Schouten (a sinistra) e Scott Deroue. Credit: Milagro.

Quando corri nel Motomondiale senti una certa pressione e questo capita soprattutto quando non stai ottenendo risultati. Bryan stava faticando molto (anche lui non è mai andato a punti, ndr) e in quella caduta ha totalmente perso la testa. Quando si è rialzato, è venuto verso di me e mi ha preso a pugni e appena mi sono allontanato un po’ da lui, è corso da me per darmi altri pugni. Lì ho dovuto spingerlo via. I commissari sono intervenuti per separarci, ma lui è scappato da loro per colpirmi ancora sulla schiena. Non è stato bello, ovviamente, e altrettanto negativi sono stati i giorni seguenti: molta gente ha incolpato me per quanto accaduto, anziché criticare Bryan, e la mia reputazione ne ha risentito. Fortunatamente è durato poco…

 

Nel biennio 2015/16 sei passato a correre nel campionato britannico, prima in Moto3 e poi nella Superstock 600. Come ti sei trovato nel BSB?

Mi è piaciuto molto. Il BSB è il campionato nazionale più competitivo al mondo e il livello è altissimo. Inoltre, gli inglesi sono grandi appassionati di motociclismo e questo è dimostrato dal livello del campionato e dalla grande presenza di pubblico. Solitamente si pensa che un pilota proveniente da un Mondiale possa andare subito forte in un campionato nazionale, ma nel BSB non è così. Passare dai circuiti del Motomondiale a piste come Snetterton, Oulton Park, Cadwell Park, Brands Hatch e Knockhill è molto difficile e servono davvero molti giri per impararle. Alla fine mi sono adattato e nel 2015 ho vinto il titolo nel British Motostar Championship (campionato britannico Moto3, ndr). L’anno dopo, invece, sono arrivato decimo nel National Superstock 600 Championship, dove ho corso con la MV Agusta del team Tsingtao Racing.

Scott Deroue
Scott in azione nel 2016. Credit: Jan Timmermann.

 

Come mai succesivamente sei passato alla Supersport 300, invece di continuare con la 600cc?

Il mio obiettivo per la stagione 2017 era quello di passare al British Supersport, ma ottenere una buona sella in quel campionato è molto difficile e costoso e come ho detto prima, non ho una grande disponibilità economica. Questo mi ha portato a cercare un’altra sistemazione e in quel momento sono stato chiamato da Ludo (van der Veken, team manager Kawasaki Motoport, ndr) e da Kawasaki Holland per correre nel Mondiale Supersport 300. Il campionato era appena stato inaugurato e la sfida mi sembrava davvero stimolante, quindi ho accettato. Non sapevo cosa aspettarmi, ma poi sono andato bene in entrambe le prime stagioni (nel 2017 ha vinto due gare e lo scorso anno ha lottato per il titolo fino all’ultimo round, ndr). Adesso sono ancora qui, con lo stesso team e la stessa moto.

 

Dopo la stagione passata nella Superstock 600 britannica, com’è stato il primo impatto con la 300cc? 

La moto che guidavo nella Stock 600 era molto competitiva e quando sono salito per la prima volta su una 300cc ho pensato: “Mamma mia, quanto è lenta questa moto…”. Bisogna anche dire che allora correvo con una Ninja 300 e la 400 che guido adesso è decisamente più potente. In ogni caso, il primo impatto con la Supersport 300 non è stato come mi aspettavo, ma poi ho dato tutto me stesso per ottenere bei risultati e ora sono contento di correre in questo campionato.

 

Qual è il tuo obiettivo per il futuro?

Voglio passare al Mondiale Supersport, ma devo dire che è davvero difficile. Nel WorldSSP ci sono piloti velocissimi come Randy Krummenacher, Federico Caricasulo, Lucas Mahias e Jules Cluzel…Il problema è che non vanno in Superbike! Nella SBK c’è lo stesso problema: ci sono poche moto veloci e queste sono sempre occupate dagli stessi piloti. Quando c’è un ricambio così scarso, diventa davvero difficile passare alla classe superiore e ottenere una buona sella. Per me è dura, ma intanto voglio fare bene nella Supersport 300, poi per il futuro si vedrà…

 

Per concludere, hai mai pensato di tornare al Motomondiale?

No, mi trovo molto meglio qui. C’è una bellissima atmosfera nel paddock e, in generale, credo di potermi esprimere meglio nel WorldSBK che nel Motomondiale. Voglio rimanere qui.